1. Pensavo che la legge non permettesse nuovi inceneritori, perché sta succedendo questo?
In Europa prevale ormai il principio che la prevenzione dei rifiuti ed il riuso dei materiali di scarto siano il modo più efficace per incrementare l’efficienza delle risorse e ridurre l’impatto dei rifiuti sull’ambiente. Nel 2018 l’UE ha quindi emanato la Direttiva U.E. 851/2018 (Direttiva (UE) 2018/ del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2018, che modifica la direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti (europa.eu), ed interrotto i finanziamenti agli impianti di incenerimento.
Gli Stati membri avevano tempo sino al 31/12/2020 per recepirla.
Con la legge 117/2019 il Parlamento Italiano ha approvato la delega al Governo per l’adozione di decreti legislativi applicativi; sono state istituite Commissioni ministeriali i cui lavori sono ora in corso di esame da parte delle Commissioni parlamentari. L’Italia quindi è in ritardo.
2. Si tratta di un inceneritore o di un impianto di termovalorizzazione?
La differenza tra un inceneritore ed un termovalorizzatore (termine in uso solo in Italia) consiste nel fatto che il primo si limita a bruciare i rifiuti, il secondo prevede il parziale recupero dell’energia prodotta per il cosiddetto teleriscaldamento.
Ma questo è possibile solo nei pressi di centri abitati di grandi dimensioni o di grandi aziende pubbliche o private (Ospedali o simili).
Al contempo sarà necessario l’impiego di grandi quantità di acqua per il raffreddamento, che poi dovrà essere smaltita poiché contaminata.
3. Qual è l’esperienza nel resto d’Italia/Europa?
Al momento ci sono 450 inceneritori in Europa. In Italia sono attivi 37 inceneritori di cui 31 al Nord, e alcuni di questi sono in dismissione, erano 53 nel 2010.
Come si vede i territori rifiutano la soluzione dell’incenerimento, ed ovunque in
Europa si stanno sviluppando alternative legate al riciclo ed alla economia circolare, in linea con i principi stabiliti dalla Direttiva U.E. 851/2018.
4. Perché la Regione Umbria ha deciso di costruire un inceneritore?
Perché è la soluzione (apparentemente) più semplice: si riduce il volume solido degli scarti del 70%. Si potrebbe scrivere che per ogni 100 kg di rifiuti inceneriti si producono 30 kg circa di residui. Ma non si tiene conto che una quantità 3 volte superiore si disperde nell’aria, contaminandola, e che le ceneri prodotte sono altamente tossiche e debbono essere smaltite in discariche speciali, senza tener conto delle acque reflue da raffreddamento e dei fanghi (altamente tossici) per la loro depurazione, che debbono essere smaltiti in discariche speciali.
5. Cosa dice il Presidente dell’AURI sull’inceneritore?
Il presidente dell’AURI Auri Umbria – Autorità Umbra Rifiuti e Idrico afferma che l’inceneritore è la soluzione migliore, e non esclude affatto che possa essere realizzato nel suo comune. Anche se a parole lo ritiene poco probabile, nei fatti sta operando da tempo affinché sia possibile la sua realizzazione in quel luogo.
6. Dove si propone di costruire un inceneritore?
Il Piano Regionale di Gestione Integrata dei Rifiuti dell’Umbria (PRGIR BUR Umbria – Serie Generale – n. 57 (Supplemento ordinario n. 1) (regione.umbria.it)) prevede che l’inceneritore venga localizzato nelle aree da esso riconosciute potenzialmente idonee, evidenziate con il colore bianco nella Figura 3-2 – Tavola 1 – (Tavola 1 del Piano medesimo (Rif pag. 92 del s.o. n. 1 al «Bollettino Ufficiale» – Serie Generale – n. 57/2023).
La Media Valle del Tevere, in particolare, rientra tra queste.
7. Chi decide il sito? I cittadini hanno una scelta?
La localizzazione dell’impianto verrà stabilita dal Gestore Proponente, sulla base delle indicazioni del PGRIG. In cittadini in questo procedimento non hanno alcuna possibilità di scelta, ma possono comunque influenzare le decisioni manifestando in modo compatto e visibile il loro orientamento, ma prima che esse siano prese ed ufficializzate.
8. Qual è il calendario per la costruzione di un inceneritore?
14 novembre 2023.L’Assemblea Legislativa della Regione Umbria ha approvato il Piano Regionale di Gestione Integrata dei Rifiuti (PRGIR).
Entro il 14 marzo 2024, AURI avvia tramite avviso pubblico di manifestazione di interesse la
procedura per la realizzazione e gestione dell’impianto.
Entro il 6 maggio 2025 AURI affida la realizzazione dell’impianto.
Entro il 31.12.2027 deve avvenire la realizzazione dell’inceneritore.
9. La nostra TARI aumenterà se verrà costruito un inceneritore?
Poiché l’impianto previsto per funzionare dovrà bruciare 160.000 tonnellate di rifiuti indifferenziati l’anno (quantità garantita dalla Regione al Gestore) e visto che l’Umbria oggi ne produce poco più di 100.000, con un trend al ribasso dovuto all’aumento della raccolta differenziata e alla diminuzione della popolazione, si possono ipotizzare tre casi:
1 – Aumentare la produzione di rifiuti indifferenziati a scapito di quelli da riciclo.
2 – Compensare la quantità mancante importando rifiuti da altre Regioni.
3 – Compensare la quantità mancante tramite indennizzo al Gestore. Una delle modalità possibili in questo caso potrebbe anche essere un trasferimento dei costi in bolletta.
10. Cosa succede ai residui di un inceneritore?
Il ciclo di trattamento avviene secondo lo schema indicato nella tabella sottostante.
Fonte: Position Paper ISDE Italia – La gestione sostenibile dei rifiuti solidi urbani
11. Ci sono state variazioni di produzione di rifiuti negli ultimi 10 anni?
Nel 2010 sono state prodotte 549.000 tonnellate di rifiuti urbani, 368.500 tonnellate destinate allo smaltimento e 180.532 tonnellate di raccolta differenziata, equivalente a circa il 33% del totale.
Nel 2020 sono state prodotte 439.000 tonnellate di rifiuti urbani, 148.000 tonnellate destinate allo smaltimento e 291.000 tonnellate di raccolta differenziata, equivalente a circa il 66% del totale.
Nell’arco di 10 anni, i rifiuti da smaltire si sono ridotti del 60%, la raccolta differenziata è raddoppiata, e il trend è in continua discesa.
(Dati Arpa Umbria – https://www.arpa.umbria.it/pagine/rifiuti-urbani-e-raccolta-differenziata-2010-dati)
12. Potremmo migliorare il nostro riciclaggio in modo da rendere superfluo un inceneritore?
Certamente!
I dati dell’ISPRA 2022
https://www.catastorifiuti.isprambiente.it/index.php?pg=regione&width=1920&height=1080&advice=si
indicano che la nostra Regione è tra le più virtuose d’Italia, con una percentuale di raccolta differenziata che si attesta al 67,94% (v. tabella). È possibile fare ancora di più: l’impianto di trattamento dei materiali tessili di scarto in procinto di essere realizzato nei pressi di Perugia, unitamente al miglioramento delle percentuali nei Comuni oggi con una percentuale bassa, potrebbe portare la raccolta differenziata in Umbria a valori superiori al 90%, con l’obiettivo di conseguire il traguardo di Rifiuti Zero.
È necessario per questo incentivare l’adozione di pratiche e modelli economici virtuosi, che riducano la produzione di rifiuti indifferenziati e promuovano il riuso, il riciclo e il recupero dei materiali.
13. Cos’è l’economia circolare e come funziona?
È un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. Nel concetto di economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati e reimmessi nel mercato senza entrare nella biosfera. Questo tipo di economia è basato su soluzioni sostenibili (energie rinnovabili, riuso e riciclo) e sull’uso circolare che prevede la massimizzazione dell’utilizzo del prodotto e la sua valorizzazione nella fase di fine vita. Implica dunque condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e dei prodotti affinché abbiano una vita più lunga possibile.
14. L’alternativa proposta è davvero praticabile?
Il trend della raccolta differenziata è chiaro: tra 10 anni potremmo essere in grado di conferire in discarica quantità minime di scarti non differenziati, ma deve essere migliorata la qualità del materiale riciclato spronando tutti i cittadini ad un comportamento più virtuoso.
In questo modo si creeranno anche grandi opportunità per il mercato del lavoro, con la nascita di molte aziende impegnate nel campo del recupero e del riuso dei materiali di scarto.
15. Come posso aiutare a fermare tutto questo?
Informandoti e unendoti a noi. Insieme cercheremo di far sentire forte la nostra voce per un futuro migliore, per noi e per i nostri figli.
16. Un inceneritore può causare alla salute? E perché?
Un inceneritore sprigiona polveri sottili PM 10 (diametro inferiore a 10 millesimi di millimetro) e ultra sottili PM 2,5, ma anche diossine, metalli pesanti, PFAS e altro, e grandi quantità di CO2.
Si tratta di elementi considerati altamente tossici. Non esiste, ad oggi alcuna tecnologia di filtri capace di arrestare tali emissioni. Queste sostanze liberate nell’aria si depositano, oltre che nell’atmosfera, sulla vegetazione e sul terreno, da dove vengono assorbite. Sono tossiche sia per noi che per gli animali, e coinvolgono quasi tutti i nostriapparati: cardiorespiratorio, digerente, urinario, nervoso e del sistema riproduttivo.
17. Quali danni può causare alla salute un inceneritore?
Recenti studi condotti sulla popolazione esposta agli inceneritori hanno evidenziato aumenti significativi dei ricoveri per disturbi respiratori cronici. Nelle donne si osservano significativi aumenti dei ricoveri anche per asma, ictus e infarti. Le polveri ultrasottili agiscono come interferenti endocrini con conseguenti disturbi in moltissime aree del nostro corpo: cervello, ghiandole endocrine, danni all’apparato riproduttivo e danni al sistema cognitivo cerebrale (M. di Alzheimer). L’effetto cancerogeno delle diossine e degli idrocarburi policiclici aromatici, in particolare al fegato, alla mammella, e per i linfomi, è ormai assodato e non necessita purtroppo di ulteriori studi di conferma. Queste sostanze sono anche causa di malattie della tiroide e del diabete.
18. Ci sono evidenze scientifiche su studi pubblicati di danni alla salute?
Molti studi sono stati condotti da Enti governativi e da ONG sullo stato di salute delle popolazioni esposte agli inceneritori. I dati da noi citati sono stati elaborati da istituti governativi.
19. Ci sono sospetti su danni al nostro sistema riproduttivo?
È ormai assodato che le polveri sottili, soprattutto i PM 2,5 e PM 1, hanno un effetto negativo sulla fertilità delle donne, con impatti anche sul funzionamento ovarico. Ciò avviene tramite le alterazioni sull’ormone AMH, un ormone che regola non solo la riserva ovarica, ma anche il successo di eventuali tentativi di fecondazione artificiale. La stessa cosa capita nei maschi, con una azione negativa sul numero e sulla vitalità degli spermatozoi.
20. Cosa sono gli interferenti endocrini?
Gli interferenti endocrini sono delle sostanze chimiche che possono alterare il normale equilibrio ormonale accendendo, spegnendo oppure modificando i segnali inviati dagli ormoni, causando effetti avversi in un organismo, nella sua discendenza o in un sotto gruppo di popolazione. Gli inquinanti PM 10 e PM 2,5 sono interferenti endocrini e riescono a influenzare e sbilanciare quel delicato equilibrio che sta alla base del funzionamento dei nostri organi.
21. Questi danni possono diventare TRASMISSIBILI ai futuri figli?
Questo processo di disregolazione è purtroppo importantissimo perché ha la caratteristica di essere trasferito alla discendenza e quindi diventare un tratto stabile.